mercoledì 28 novembre 2012

LA VOCE DEL POTERE

I produttori della zona industriale di Cavite (Filippine), per intenderci, dove si producono Nike, Adidas, Ralph Lauren, e tanti altri marchi, hanno il problema di tenere bassi i salari.
Per combattere lo sviluppo dei diritti sociali controllano il consenso degli operai evitando la contaminazione sindacale e culturale delle maestranze, e disincentivando la partecipazione e la circolazione di nuove idee.

Il metodo più efficace escogitato consiste nella denigrazione e nella diffamazione.

Ogni mattina tutti gli operai che si recano al lavoro si trovano all'ingresso dell'insediamento produttivo recintato, un cartello gigantesco con su scritto:
                       
Non vi stupite, ma questo succede anche nelle società più "evolute". Un esempio?

Con la nascita della nuova associazione di categoria degli agenti professionisti di assicurazione, abbiamo letto, molto spesso, dichiarazioni di questo tipo :
"Preferisco unire piuttosto che dividere..."

I detrattori, non importa se a titolo personale o per difendere le posizioni acquisite o se semplici simpatizzanti che vantano favori o tutti gli altri (e sono la maggioranza) equilibristi di professione, non riescono a vedere, per distrazione o volutamente, le motivazioni che stanno alla base dei cambiamenti  in corso, e gli interessi in gioco della categoria.

Ebbene, a mio giudizio, il messaggio subliminale, non scritto, di tali affermazioni é lo stesso del cartello esposto nei ghetti di Cavite!

Chi fugge dalle proprie responsabilità, involontariamente, diventa portatore e megafono degli interessi autocratici radicati.

Io non sono un operaio da 13 cent di dollaro l'ora come quelli che vivono nelle zone franche del mondo. E allora scrivo, augurandomi di fornire spunti di riflessione interessanti, di solleticare la coscienza critica di chi legge.



Riferimeno bibliografico: NO LOGO di Naomi Klein

giovedì 8 novembre 2012

LIBERALIZZAZIONI DEL SETTORE ASSICURATIVO: SI RIPETONO GLI ERRORI DEI MUTUI SUB PRIME?


 
 
E' in via di approvazione la legge di conversione del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”.
Tra noi Agenti di Assicurazione, sono forti le preoccupazioni relative al futuro della professione, alle risorse necessarie allo svolgimento della nostra attività che, così facendo, verranno inesorabilmente depauperate da provvedimenti che non sono pensati per essere sostenibili.
Il contratto base nell'RCAuto, dequalifica l’offerta rendendo impossibile qualsiasi diversificazione o innovazione di prodotto. Giacché il prodotto assicurativo corrisponde al servizio erogato, stabilire degli standard di prodotto vuol dire decretare per legge la fine della qualità del servizio nelle assicurazioni.  
In questo senso, il decreto non è neanche a vantaggio del consumatore.

Riguardo all’obbligo previsto, poi, dal comma 8 dell’art. 22, della cosiddetta piattaforma “home insurance”, chi ci garantisce che non sia un primo step di un processo che porterà alla vendita diretta massiccia dei prodotti assicurativi in genere?
 
Nel concreto del mercato assicurativo, i contenuti sociali e di welfare state che con le coperture assicurative si propongono di soddisfare, hanno un valore etico che non può e non deve essere demandato alle voglie virtuali delle nuove tecnologie, perché questo procurerebbe un danno sociale enorme che ricadrebbe su tutta la collettività, non solo sugli assicurati.

Ancora prima, il precedente e inapplicabile articolo 34 del decreto legge n. 1/2012, disattende gli intendimenti che il legislatore aveva previsto per incentivare la mobilità della cliente, poiché questo processo è così avviato da risultare un fenomeno eclatante, evidente, impossibile da non rilevare.
Negli ultimi 5 anni, infatti, si è passati da una volatilità dei clienti da poco più del 5% ad un dato tendenziale che supera il 20%!

Gli effetti di queste norme, di fatto, affrontano le liberalizzazioni ripercorrendo gli stessi errori strategici strutturali che hanno determinato la crisi economica di questi ultimi anni, scatenata proprio con la deregulation dei mutui subprime, dalla carenza di politiche eticamente adeguate.

E' doveroso fare tesoro di queste esperienze, evitando di lasciare ai mercati il compito di autoregolarsi.
Esperti economici ben illustri, suggeriscono la necessità di pensare a modelli più attenti al valore etico delle azioni da intraprendere, suggerendo al legislatore di regolare i mercati con norme comuni per tutti.

Per quanto riguarda poi le regole comuni, quale soggetto istituzionale si è mai chiesto in cosa consiste il principio di mutualità delle compagnie che detengono quote di mercato nelle zone non preferite, e ci riferiamo al centro sud, che non superano il 3% dei loro portafogli?
Questo è un esempio scandaloso di carenza di regolamentazione che consente, ad alcune imprese, di avvantaggiarsi rispetto ad altre, adottando pratiche commerciali scorrette e eludento l'obbligo a contrarre.

A proposito di omogeneità di regole, occorrerebbe riordinare tutto il settore dell'intermediazione.
Prendiamo per esempio l'incongruenza della normativa ISVAP che obbliga gli intermediari a stilare 7A e 7B, obblighi che riguardano soggetti che sono fortemente radicati nel tessuto socio-economico del territorio dove operano, mentre altri soggetti come operatori di call center, impiegati di banca, venditori d'auto, o quant'altro, ne sono esonerati.  Ci riferiamo a tutti quei soggetti che non sono direttamente conosciuti dal cliente, che intrattengono relazioni occasionali, a distanza, virtuali, liberi di fare e dire al cliente quello che vogliono, con la certezza che tanto mai più avranno occasione di rincontrare il cliente.
Non sarebbe più giusto avere le informazioni dettagliate della persona con cui si parla x telefono, piuttosto che di chi si conosce e si incontra di persona nel suo ufficio?
MA CHE RAZZA DI TUTELA DEL CONSUMATORE E' MAI QUESTA?
Occorre prestare molta attenzione alle valutazioni appena riportate in quanto, l'attitudine delle banche-assicurazioni a massimizzare i propri profitti le porta a perseguire strategie recepite dal mondo bancario, presente nei loro pacchetti azionari, che mirano a trasformare la rete distributiva da esterna (indiretta) ad interna (diretta).
LA DISINTERMEDIAZIONE, un termine tanto nuovo quanto brutto che indentifica questo fenomeno.

In definitiva, ci riferiamo ad un approccio che, visto nella sua totalità, sembra manifestarsi in  una forma preordinata di arrembaggio agli Agenti di Assicurazione.

Nella malaugurata eventualità che il provvedimento veda la sua attuazione, si andrebbe ad aggiungere a tutti gli altri provvedimenti che stanno producendo, sulle strutture agenziali, un aggravio di costi immotivato, inutile, ma soprattutto non sostenibile.
Con la quasi certezza di mettere a rischio, nell'arco di pochi anni, il 30% dei 300.000 addetti del settore, almeno 90.000 persone.

lunedì 29 ottobre 2012

UNA LETTERA TIRA L'ALTRA


La vicenda dell’accordo SNA-AIBA è un'ulteriore pagina incresciosa, l'ennesimo boccone amaro che gli Agenti devono ingoiare.
Un'altra vicenda che mette in risalto la distanza che separa rappresentanti (SNA) e rappresentati (Agenti).
Ci troviamo di fronte, ancora una volta, a modi di fare che prevaricano le regole scritte nello Statuto e non scritte, etico-comportamentali.
Lasciando ad altri le riflessioni morbose su questo episodio, preferiamo concentrarci sugli interessi che l’accordo SNA-AIBA prima, e la diffida dell’ANIA poi, condizionano.
L’accordo SNA-AIBA, a mio avviso, vorrebbe regolare questioni, la collaborazione tra Agenti e Broker, che già adesso si realizza nei modi descritti dall'accordo stesso.        
Per questo l’accordo è sostanzialmente inutile.
Non aggiunge niente di nuovo, a parte la forzatura interpretativa con la quale si vorrebbe presupporre l'obbligo in capo all'Agente, di rilasciare qualsiasi tipo di contratto di assicurazione che il Broker richiedesse.
L'enorme gravità di questa vicenda consiste nel fatto che, un comportamento assolutamente marginale e ininfluente per la stragrande maggioranza degli Agenti, ha fornito il pretesto all’ANIA di manifestare pubblicamente la propria avversione al rinnovo dell’accordo ANA del 2003 scaduto nel 2006.
La diffida dell’ANIA, a mio avviso, è inopportuna e inappropriata almeno quanto l’occasione che l’ha scatenata.

Primo, perché trae origine da un accordo SNA-AIBA sancito da un’associazione che rappresenta appena un terzo degli Agenti, con effetti, quelli che l’ANIA indica, conclamando la rinuncia al rinnovo dell'ANA 2003, le cui conseguenze si ripercuotono su tutti gli Agenti (oltre 18.000), compreso la maggioranza (i 2/3) che non hanno alcuna copertura sindacale.

Secondo perché, ad onor del vero, riferendoci proprio agli effetti, qualsiasi accordo, anche se scaduto, come riporta la sentenza della Cassazione (Cass., Sez. Lav., 21/04/1987, n.3899), riapre solo il contenzioso contrattuale, ma non sortisce immediatamente effetti negativi sui rapporti in corso. E ancora nella più recente sentenza del 14 aprile 2003 n 5908 - Cass., Sez. Lav., “l'accordo collettivo continua a produrre effetti dopo la sua scadenza sin quando non interviene la disciplina introdotta dal nuovo accordo che caduca o sostituisce il precedente”.

Sono temi che meritano di essere approfonditi con un confronto responsabile e serio, elaborando le soluzioni sulla base dei reciproci interessi che salvaguardano le risorse a disposizione.

Non certamente manifestando le proprie posizioni, per corrispondenza...

 

sabato 6 ottobre 2012

IL GRANDE BLUFF




Il DL è passato. Tutti a suonare le trombe!
C.Demozzi: “Finalmente coraggiosa azione..”- “è un risultato eccezionale;
UNAPASS:Dl crescita è occasione importante per rendere più concorrenziale mercato assicurativo;
AIBA:  va nella direzione dell'Europa”;
ASSINEWS: “Le responsabilità sono molto maggiori, gli agenti devono conoscere bene i prodotti, non solo vendere. Quanti saranno in grado?”

Cerchiamo di capire che cosa vuol dire ritornare alla collaborazione tra Agenti come era prima dell’era regolamento ISVAP e RUI.
Stiamo parlando poi solo di 5 anni fa, dell’anno 2007.
Allora, la libertà di collaborazione era completa per cui chiunque poteva intermediare polizze di assicurazione. Postino, messo comunale, agenzie di pratiche auto, autoscuole, geometri, amministratori, commercialisti, e chi più ne ha più ne metta.
Ci siamo dimenticati che guazzabuglio gravitava attorno agli Agenti di assicurazione?
Non erano richieste competenze o requisiti particolari, bastava avere amici, parenti o clienti dell’attività esercitata.
Quanto tempo abbiamo perso a rincorrere simpli di polizza o documentazione mai consegnata, a farsi versare i premi incassati?
Le collaborazioni, quelle tra agenti, si limitavano a poche polizze scambiate, il più delle volte senza neanche percepirne le commissioni. Erano viste con riserva, con sospetto. In fin dei conti il nostro collega più caro è sempre stato il nostro più acerrimo concorrente!
Quale collega è realmente entusiasta di ripercorrere quelle esperienze, con tutte le responsabilità che assume esercitando la professione, con le norme vigenti, con la redditività delle Agenzie  condizionata fortemente dal carico gestionale che sviluppa?
Che prospettiva di crescita è quella di acquisire clienti di altri per dividere le commissioni e pagarne la gestione? 
C’è poco da gridare vittoria.
Lo collaborazione tra intermediari era, per chi ci ha presentato ai tavoli con le istituzioni, il cavallo di troia del plurimandato: si chiede il plurimandato per portare a casa la collaborazione tra intermediari. UN RISULTATONE!
L’ennesimo BLUFF, un nulla di fatto concesso dai politici, con l’intento di accontentare un po’ tutti facendo passare nel decreto, l’abolizione del tacito rinnovo che consente alle compagnie di ripristinare il termine annuale per il rinnovo della tariffa RCA. Termine che il precedente decreto aveva fissato in anni 2 mettendo in allarme i tecnici attuariali di tutte le compagnie. C'è di che riflettere, altro che cantare vittoria!

venerdì 1 giugno 2012

CLUSTERIZZAZIONE: OPPORTUNITA' O SFRUTTAMENTO?


E’ diventato di moda, attuale, cool.
La nuova frontiera del marketing moderno si chiama clusterizzazione, novità strategica dei manager rampanti.
La sventolano come soluzione strabiliante, geniale, al perseguimento dei profitti aziendali.
La clusterizzazione nasce come strumento per ottimizzare le azioni di marketing e si differenzia a seconda degli scopi che s’intendono perseguire nella classificazione omogenea dei clienti (Agenti):

- poter indirizzare meglio le offerte;
- poter agire tempestivamente anticipando le mosse del mercato;
- entrare in sintonia con il cliente arrivando ad un alto grado di fidelizzazione.
- individuare i clienti in relazione alla disponibilità a pagare;
- individuare gli agenti in base alla propria capacità a vendere;
- altri parametri.

Non è un dettaglio di poco conto. Cluster sul miglioramento del servizio erogato identificano una concezione diversa di fare business rispetto a cluster sulla capacità di spesa o di produzione.
Il primo riqualifica l’offerta a beneficio di un miglior rapporto cliente/agente e aumenta il grado di fidelizzazione tra gli stessi.
Al contrario, perseguire strategie sulla capacità di spesa del cliente/agente altera completamente le relazioni tra soggetti.
La clusterizzazione programmata dai quadri dirigenti delle Società, che intendono massimizzare le attività produttive, condiziona le relazioni industriali all’interno del sistema stesso.

Tradotto in pratica:

le società che si prefiggono incrementi di volumi e fissano budget da raggiungere, da chi possono ricevere il contributo maggiore?
Dalle realtà migliori, quelle che selezionano la clientela, quelle che non hanno alternative di prodotti sostitutivi (altri mandati), quelle nei territori penalizzati (centro-sud),ecc. 
Stiamo parlando delle eccellenze produttive che generano surplus a 360 gradi, quelli dalle quali le società si aspettano di più, sono i più spremuti e i più spremibili.
Hanno i maggiori aumenti di tariffa perché in grado di incassarli dai propri clienti.
Questo è un esempio applicativo della nuova frontiera dello sfruttamento nel mondo del lavoro.
Correggere questo fenomeno si può proponendo un incremento provvigionale agli Agenti in proporzione degli aumenti tariffari applicati alla loro clientela, per esempio…

mercoledì 2 maggio 2012

MA COSA STA SUCCEDENDO?

La relazione ISVAP del 9 giugno 2011 tuona come un bollettino di guerra per la categoria: ”Sotto il profilo distributivo, all’interno di un processo che vede un graduale ma progressivo affievolimento del ruolo del canale agenziale, la conferma del ruolo specialistico di quello dei broker e una crescita dei c.d. canali diretti, stanno trovando concreto avvio iniziative imprenditoriali volte all’utilizzo degli sportelli bancari e postali nella distribuzione di prodotti danni, anche nel ramo della r.c. auto; resta ferma la prevalenza del canale bancario nella commercializzazione delle polizze vita (circa il 60%).”
Capisco che più o meno l’80% della quota di mercato del comparto assicurativo intermediato dalla rete agenziale scateni i famelici interessi delle lobby assicurative-bancarie per incrementare le reti distributive dirette (polizze via web, per telefono, in banca, in posta, in concessionaria, ecc.).
C’è qualcuno che sia in grado di difendere gli interessi della categoria?
Si perché l’arte della negoziazione insegna a preferire gli interessi alle posizioni.
Accordo da ricordare come esempio virtuoso di negoziazione ancora perfettamente vigente è quello di Camp David del 1978. L’accordo è stato negoziato evidenziando gli interessi dell’Egitto, conservare il controllo del proprio territorio nazionale, e quelli di Israele al quale interessava proteggere i propri confini prevenendo possibili invasioni. L’Egitto ha accettato di smilitarizzare una parte del territorio confinante e Israele non ha più avuto il pretesto di continuare con le incursioni militari.
Vediamo di capire meglio la differenza tra interessi e posizioni: due bambine hanno un’arancia sola e credono che il modo migliore di beneficiare tutte e due del frutto sia quello di dividerselo.
La prima bambina mangia la polpa e getta la buccia, la seconda getta la polpa e usa la buccia per fare canditi. Questo è un classico esempio per spiegare come un accordo, che più sembrare equo, in realtà spreca la metà delle risorse. Se tutte e due le bambine avessero manifestato i propri interessi, avrebbero ognuna di loro un’arancia intera.
Dopo ciò, se riflettiamo sull’operato del nuovo EN dello SNA, ci rendiamo conto di come, in ogni negoziazione, si sia preferito mantenere le posizioni invece che privilegiare gli interessi.
Delegati o colleghi che si pronunciano contro altri colleghi per conclamare il proprio potere, deridono il senso di appartenenza e la rappresentanza stessa.
Mi prendo il mal di pancia di scrivere, con tutti i limiti che mi riguardano, nella speranza che si cominci a pensare al futuro della categoria.
Il prossimo anno il 20% di noi Agenti, mono o pluri che sia, dovrà cessare l'attività.
E’ il mercato il nostro maggiore nemico. Ma è anche la nostra forza perchè oltre l'80% degli assicurati continua a preferire la rete agenziale piuttosto che gli altri canali distributivi.
Affiliamo le nostre armi riqualificando la nostra offerta professionale, migliorando il nostro fare impresa con efficienza, innovazione e qualità del servizio, accettando di cambiare e di farlo subito, nel senso che cambiamento e velocità sono elementi che dominano questo tempo.

martedì 24 aprile 2012

UN AGENTE RISPONDE




Leggere una lettera aperta del Governo agli Agenti di Assicurazione che ci spiega come "Il nuovo regime di trasparenza mira a tutelare i clienti e le compagnie assicurative."


 http://www.governo.it/GovernoInforma/dialogo/lettera_assicurazioni.html


mi ha fatto saltare dalla sedia e, con tutti i limiti che mi riguardano, mi sento in dovere di ribadire che le liberalizzazioni del mercato assicurativo si realizzano con una visione sistemica assicurato-agente-assicurazione, facendo prevalere gli interessi comuni. 
In nome di quale trasfarenza si dimentica la nostra attività e il delicato ruolo che assolviamo, di mediare gli interessi dei clienti e delle Compagnie?

Siamo gli unici in grado di fornire consulenza vera alle famiglie e alle imprese, capaci di analizzare, individuare e allocare il rischio assicurativo, gli unici a difendere il consumatore dai rischi della distribuzione di massa non professionale


Caro Governo, invece, con il decreto liberalizzazioni, alzate le barriere in ingresso alla rete agenziale con ulteriori obblighi e sanzioni, incentivate lo sviluppo delle reti distributive dirette.
Con grande felicità delle Compagnie che taglieranno i costi rottamando gli Agenti, i dipendenti di direzione e indirettamente anche quelli di agenzia.





giovedì 29 marzo 2012

QUEL MISTERO DELLE LIBERALIZZAZIONI

Non sembra vero, ma in questi ultimi giorni ci si trova per incontrarsi, per conoscersi, per confrontarsi, per parlare. I molti Massimi Congiu hanno permesso altrettanti piccoli miracoli, inaspettati in un tempo caratterizzato dalla prevaricazione arrogante delle idee, da iniziative propagandistiche di chi preferisce affrontare le liberalizzazioni procurando disagio ai colleghi che non sono d’accordo.
Le soluzioni a situazioni di criticità si costruiscono prendendo in considerazione le idee di tutti gli interessati.
Organizzare eventi facendo incontrare le opinioni della quasi totalità degli attori è di per se un grosso successo.
Per fare un esempio che possa rendere meglio l’idea di quello che intendo dire, pensiamo al cinema. Al cinema ci andiamo per il piacere di condividere, con una molteplicità di persone, in uno stesso luogo, sensazioni, sentimenti, avventure, drammi, amori e quant'altro.
All'uscita della sala ognuno di noi, spettatore, racconterà l'episodio che più gli è rimasto impresso, che più l'ha colpito. Ognuno racconterà e parlerà solo di quello che l'ha attratto maggiormente. Non riusciremo a trovare mai due opinioni identiche. Ognuno racconterà il film a modo proprio.
L’importanza di armonizzare le idee degli altri rispetto alle proprie esprime la ricchezza di una visione completa sugli eventi.

Se da una parte si comincia a intravedere come mettere insieme le energie di tutti, adesso abbiamo il dovere di capire cosa sono le liberalizzazioni.

L'dea che il monomandato sia la causa alla domanda anaelastica, un ostacolo alle liberalizzazioni del mercato assicurativo, ha sviato l'attenzione sulle motivazioni reali.

Le liberalizzazioni del mercato assicurativo si affrontano approfondendo e risolvendo le situazioni che impediscono una sana concorrenza:

1 - la forte concentrazione delle compagnie – oltre l’85 % delle società hanno amministratori comuni o comunque riconducibili a tutti Mediobanca (vedi audizione antitrust del 29 settembre 2010) -;

2 - le compagnie autorizzate al ramo RCAuto che abbandonano i territori con maggiore criticità, conseguono vantaggi competitivi rispetto ai loro concorrenti disattendendo agli obblighi normativi (obbligo a contrarre);

3 - la poca chiarezza delle garanzie prestate nel contratto impedisce al contraente/assicurato di scegliere quello più adeguato alle proprie esigenze;

4 - il CARD, aumentando i costi dei sinistri, disincentiva le compagnie a diminuirli al punto che perdono interesse anche nella lotta alle frodi;

5 - i costi dei sinistri lievitano anche per i prezzi dei ricambi esageratamente alti in quanto l'intero mercato italiano, in regime di oligopolio, è controllato da solo 4 società.

mercoledì 29 febbraio 2012

ET VOILA', LE JEUX SON FAIT!


L'obiettivo delle lobby è raggiunto!
Abbiamo appena assistito ad una lezione di strategia:
come mascherare i propri interessi presentandoli come quelli di tutti, della collettività.

"Un bravo lobbista non parla dei costi che incombono sulla sua azienda, ma dei danni astratti che la società civile potrebbe subire" (fonte-Internazionale 17/02/2012).

Il decreto sulle liberalizzazioni del settore assicurativo, in questo, soddisfa completamente le aspettative delle Compagnie,

massimizzare i profitti attraverso la gestione diretta del cliente.

In perfetta sincronia con il decreto (mi verrebbe da dire: "Che combinazione!"), si è scatenata la più massiccia campagna pubblicitaria che la storia delle assicurazioni ricordi, un attacco al mercato a 360° con prodotti innovativi (le polizze terremoto) a vantaggio di un nuovo modello distributivo diretto (on-line).

Le liberalizzazioni dei professionisti (Avvocati, Notai, Farmacisti) perseguono l'intenzione di facilitare l'ingresso nel mercato a nuove figure (aumento dei posti di lavoro), con benefici diretti ai fruitori dei servizi (clienti).
Quelle del settore assicurativo, agevolano banche e assicurazioni, o se preferite banche/assicurazioni (polizze per i mutui, scatola nera, dematerializzazione dei contrassegni, abolizione del colpi di frusta, ecc) e danneggiano gli intermediari assegnando loro compiti che niente hanno a che vedere con gli incarichi e le mansioni previste dal mandato di Agenzia.
Altro che facilitare l'ingresso di nuovi operatori come nelle altre categorie professionali:
il decreto liberalizzazioni rottama gli Agenti, rottama i dipendenti di agenzia e, indirettamente, anche quelli delle Compagnie.
Nasce una nuova figura di intermediario, con l'obbligo di cercare preventivi da consegnare a chiunque lo chieda.
Qui non c’è bisogno di professori di economia, qualsiasi studente sa che il costo di questa azione è dato dal valore al quale si deve rinunciare per produrre l’azione.
Ma chi lo paga questo costo se non l’Agente stesso?
Come Agente rivoglio il tempo che mi è stato tolto da montagne di adempimenti burocratici.
Voglio ritornare a svolgere la mia professione con la passione che ho da sempre.

Da simili attacchi, non mi stancherò mai di sottolinearlo, ci si difende con l'unità di tutta la categoria, concentrando le risorse disponibili attorno ad un progetto comune.
I proclami di scioperi e di disobbedienza civile sono soluzioni vecchie, improduttive, concetti irrealizzabili, così lontani dalla vita di tutti i giorni, dai fatti. Non intaccano gli interessi delle lobby, li favoriscono.
Riprendiamoci la nostra identità di agenti di assicurazione, gli unici in grado di difendere il cliente/consumatore dalla giungla normativa dei contratti di assicurazione.

Basta ingannare i nostri clienti con l'idea che più il prezzo è basso migliore è la polizza che si sceglie.

La strada da percorrere con la forza della comunicazione permanente, è quella dell'opinione pubblica, delle idee, del confronto insieme ai nostri alleati naturali, gli assicurati, i dipendenti di Agenzia e di Compagnia.

Bisogna parlare di tutela dei clienti non di prezzo, di scoperture nascoste nelle CGA di assicurazione non del numero dei preventivi da consegnare.
La tutela dei nostri clienti è il valore da difendere dalla fumosità dei contratti di assicurazione, affinché il principio di sostenibilità non serva a riempie le bocche dei più, ma diventi una luce da seguire in questa notte di tempesta.
Nel settore dei servizi le risorse disponibili sono il capitale umano, clienti e operatori (Agenti e dipendenti di agenzia e di Compagnia).
Questo è il motivo del fallimento delle norme sulle liberalizzazioni, perché non preservano le risorse nel tempo e le precludono alle generazioni future.

venerdì 10 febbraio 2012

TUTTO CAMBIA PERCHE' NULLA CAMBI


L’ Audizione di ieri del Presidente Pitruzzella (AGCM)
http://www.agcm.it/stampa/news/5886-disposizioni-urgenti-per-la-concorrenza-lo-sviluppo-delle-infrastrutture-e-la-competitivita.html

sarà ricordata nell'almanacco delle contraddizioni dei nostri tempi.
L'antitrust boccia le misure di liberalizzazione del mercato assicurativo riportate nel decreto redatto da tecnici cresciuti nel gota dell’antitrust internazionale.
Gela i proclami trionfalistici dei Presidenti di ISVAP e ANIA.
Purtuttavia mantiene puntati i riflettori sulla rete agenziale, suggerendo l'abolizione dei mono in favore dei pluri, come soluzione al caro tariffe e dimentica che gli oligopoli, che dominano il mercato rendendo impossibile un corretto sviluppo della concorrenza, sono governati dalle Compagnie non dalle reti Agenziali!

Vere e proprie galassie societarie dominano il mercato assicurativo con politiche assuntive sistematiche, concertate all'unisono.
Società che sbaragliano la concorrenza facendo incetta di clienti a 360 gradi, con il vantaggio della propria posizione dominante.
Quelle che, seppur piccole, adottano aggressive politiche di prezzo possibili solo potendo contare sulle enormi risorse dei colossi ai quali appartengono.

Altre, organizzate con reti distributive dirette che, guarda caso, lanciano il nuovo prodotto costruito sul marchingegno elettronico (statola nera) regolamentato appena il giorno prima con il decreto sulle liberalizzazioni.
I compiti dell'AGCM e del legislatore non erano quelli di vigilare sui mercati intervenendo sulle concentrazioni che precludono lo sviluppo di una libera concorrenza?

I nostri delegati sindacali non vogliono essere da meno.
Si perdono nell'autocelebrazione di rappresentare tutti, anche se eletti da circa l’1,5% degli oltre 23.000 Agenti, incapaci di evidenziare le cause vere di un mercato poco concorrenziale.
E allora succede che nell'approssimazione di darsi da fare dedicano le proprie energie ad aumentare il livello di conflittualità tra i colleghi, pluri contro mono, SNA contro UNAPASS e chissà che altro.
Ciò di cui abbiamo bisogno, come Intermediari, è di essere rappresentati da delegati che abbiano la consapevolezza della forza dell'unità della categoria.
Abbiamo bisogno di compattarci privilegiando gli interessi comuni rinunciando alle posizioni, con senso di appartenenza e spirito di squadra, mettendo insieme le peculiarità di una categoria molto eterogenea, nella convinzione che la diversità tra le specifiche realtà agenziali sia una ricchezza per tutti, non un motivo di conflitto, di contrapposizione.

Il decreto liberalizzazioni può e deve diventare l’opportunità per aspettavamo, l'occasione che ci mancava per unire tutti gli agenti.
Se riuscissimo in minima parte ad immaginare il risultato che potremmo ottenere presentandoci uniti ai tavoli di confronto con le nostre controparti, ANIA, ISVAP, GOVERNO o quant’altro (non i colleghi), non avremmo alcun dubbio a perseguire un simile obbiettivo.
Per dire a quei tavoli che LA RETE AGENZIALE NON E' UNA OLIGARCHIA DA COMBATTERE a suon di Articoli 34 facendo credere che sia la strada giusta per risolvere il caro polizze!
Certo, è un sogno, un'ambizione, un progetto così autorevole da richiedere l’apporto di personaggi di altrettanta caratura.
Gli unici in grado, per la costruzione di un percorso unitario, di rinunciare alle proprie posizioni in favore delle idee migliori.

mercoledì 25 gennaio 2012

LIBERALIZZARE PER DAVVERO

Il settore dell'intermediazione assicurativa ha conosciuto, in questi ultimi anni, cambiamenti epocali e inimmaginabili. Legge Bersani, regolamento ISVAP, CARD sui sinistri, sono frutto di una maggiore attenzione del legislatore agli interessi del cliente/consumatore.
A distanza di tempo è opportuno fare le dovute considerazioni sulle ricadute dirette e indirette di questi cambiamenti, attraverso le quali formulare i correttivi appropriati.

L’elemento nuovo è la volatilità della clientela, favorita dall’abolizione delle barriere in uscita e dalla trasformazione delle abitudini al consumo. Oggi il cliente/consumatore è in grado di scegliere l'offerta adatta a lui molto più facilmente di quanto faceva una volta.
La liberalizzazione del mercato andava completata rendendo più elastica l'offerta consentendo lo sviluppo di una sana concorrenza.
Occorreva superare le forti resistenze delle compagnie di assicurazione che hanno monopolizzato il mercato fino ad adesso.
Di fatto il decreto sulle liberalizzazioni accentua le criticità dell’offerta invece di risolverle e salvaguarda le oligarchie esistenti.
Si sostiene perfino il principio secondo il quale più il prezzo è basso migliore è la polizza che si sceglie. Non è così!
Non esiste una polizza uguale all'altra.
La differenzia è nelle garanzie erogate dal contratto, non nel prezzo.
Solo un intermediario professionista è in grado di aiutare il cliente/consumatore a districarsi nella giungla normativa dei prodotti offerti, difendendolo dalle scoperture presenti nei contratti assicurativi.

Con il decreto sulle liberalizzazioni si penalizza la rete degli intermediari per favorire lo sviluppo delle reti dirette, da sempre desiderio delle Compagnie.
Le nuove nomine ai vertici dell'ANIA incarnano perfettamente questi interessi.
Visionando il link allegato, possiamo farci un idea di chi dovremmo incontrare, come categoria, ai tavoli di lavoro sul rinnovo dell'ANA o la regolamentazione dell'istituto della rivalsa, solo per citare "alcuni" temi.
Il decreto sulle liberalizzazioni alza le barriere in ingresso del canale agenziale (ARTICOLO 34 Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto-ARTICOLO 33 Ispezione del veicolo, scatola nera, attestato dì rischio, liquidazione dei danni) rendendo macchinoso, artefatto e difficile la fruibilità, da parte del cliente/consumatore, a tutto vantaggio dei canali diretti (internet, telefoniche, banche, concessionarie, ecc) che appaiono, in questo modo, come semplici, chiari, facilmente accessibili, convenienti, SOSTITUTIVI.
Rientrano in questa strategia la contrapposizione selvaggia dell'ANIA alla categoria con le interruzioni di tutte le relazioni e il rifiuto di rinnovare l'ANA.
Contestualmente si trasferisce la contrattazione di primo livello negli accordi integrativi aziendali, che legittimano anche l'istituto della rivalsa precludendone, in questo modo, ogni futura possibilità di regolamentazione.
Così come i codici etici fatti sottoscrivere agli Agenti, veri e propri accordi tra le parti che esternalizzano le responsabilità della mandante regolate dalle ultime direttivi ISVAP.
Il coniglio dal cilindro spunta fuori da questo decreto liberalizzazioni con l'ARTICOLO 32 (Contrasto della contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada). Con un solo articolo si porta il cliente in Compagnia!

Occorre prestare molta attenzione alle valutazioni appena riportate in quanto, l'attitudine delle compagnie a massimizzare i propri profitti le porta a perseguire strategie recepite dal mondo bancario presente nei loro pacchetti azionari, che mirano a trasformare la rete distributiva da esterna ad interna.

E' da anni che, come categoria, chiediamo di riqualificare l'offerta con innovazione di prodotto (normative chiare e semplificate) e di servizio (qualità).
E' da anni che segnaliamo l'elusione dell'obbligo a contrarre delle compagnie, denunciando gli abusi programmati e sistematici delle compagnie sui clienti e sugli agenti.
E' scandaloso che nessun organo sia mai intervenuto a sanzionare la DISSUASIONE TELEFONICA delle compagnie dirette, vero e proprio modo per selezionare i clienti con un software dedicato!
E' kafkiano l'art. ARTICOLO 29 (Assicurazioni connesse all'erogazione di mutui immobiliari) che cancella la nuovissima direttiva ISVAP che sanciva il conflitto d'interesse delle Banche nel momento in cui intermediano contratti di assicurazione per i propri clienti.
Questi sono gli elementi distorcenti del mercato che potevano e dovevano essere oggetto del decreto.
La liberalizzazione del mercato assicurativo si realizza con una visione sistemica assicurato-agente-assicurazione, facendo prevalere gli interessi comuni e non quelli di una parte.
I tempi dettano i cambiamenti anche nelle azioni da intraprendere. Gli scioperi e le contrapposizioni appaiono strumenti inefficaci, inefficienti, anacronistici. Solo i movimenti di opinione sono riusciti a richiamare l'interesse delle grandi lobby. Famosi i frettolosi dietro front di colossi del mercato ( Coca Cola, pepsi, nike, ecc) che hanno rinunciato alle loro politiche invasive, tipiche di posizioni dominanti, pur di rasserenare i potenziali clienti/consumatori. A riprova che più si mette a proprio agio il cliente/consumatore maggiore è la sua propensione all'acquisto. Esiste una stretta correlazione tra ambiente favorevole e affari. Le compagnie lo sanno benissimo.
Informare correttamente e adeguatamente l'opinione pubblica di come, nel settore assicurativo,
si abusa della posizione dominate per massimizzare i propri profitti, anche a costo di passare sopra tutti, clienti e intermediari compresi.
Fare affari a danno delle categorie più deboli, delle persone, è immorale.
Come categoria possiamo e dobbiamo creare le condizioni per mettere in moto un movimento di opinione permanente che riesca a catalizzare, sugli interessi comuni dei clienti, intermediari, dipendenti di compagnia, l'attenzione di tutti.