giovedì 21 marzo 2013

VENDO RISCHI, NON POLIZZE.


Vendo rischi, non polizze. Esordisco quasi sempre così con i miei clienti.
Mi interessa individuare insieme a loro le scoperture assicurative, analizzare i loro rischi e se e come abbiano provveduto a tenere in proprio quelli di bassa gravità e alta frequenza.
Si perché dalla combinazione tra Gravità e Frequenza del rischio a cui è soggetto, il cliente matura la consapevolezza dei vantaggi di avere una polizza assicurativa che copra e garantisca le scoperture esistenti.
I rischi di alta gravità e bassa frequenza, difatti, vanno allocati e protetti con una polizza assicurativa. 
L'alternativa?
Accantonare e immobilizzare la maggior parte delle proprie risorse sottraendole al fabbisogno delle attività personali, famigliari e professionali.
Io vendo rischi, non polizze.
La nostra è una professione che ricopre un ruolo di welfare state. 
Un ruolo che nell'immaginario collettivo è espletato dallo Stato.
Persona, previdenza o patrimonio che sia, nella realtà dei fatti le tutele dello Stato sono inesistenti.
Pensiamo alla percentuale del 75% entro la quale non si matura nessun diritto in caso di invalidità permanente negli infortuni  avvenuti fuori dagli orari di lavoro, per comprendere la drammaticità che gli effetti di un evento del genere potrebbero procurare ad un padre di famiglia.
Come in caso di gravi malattie o di bisogno di assistenza sanitaria, per le quali tutto il mercato si sta indirizzando verso soluzioni anglosassoni (dread disease).
Riflettiamo, poi, sull'impossibilità dello Stato di accantonare ed erogare una pensione sufficiente a chi nei prossimi anni terminerà la sua attività.
Per non parlare delle tutele inesistenti sul patrimonio privato e pubblico-ambientale anche in caso di eventi catastrofali. 
Gli accadimenti degli ultimi anni, tra alluvioni e terremoti, riportano drammaticamente alla cronaca un tessuto economico sociale martoriato, ferito, in ginocchio per la perdita dei propri beni.
L'arretratezza del settore assicurativo è da anni prateria di scorrerie del legislatore, delle reti dirette (telefoniche, on-line, canali bancari, postali, ecc.), degli oligopoli azionari di banche-assicurazioni, e di tutti i protagonisti di secondo livello che attorno al settore gravitano come api sul miele. 
Dalle lobby oligarchiche ai fornitori di ricambi per auto, carrozzieri, avvocati, infortunistica stradale, medici legali, formatori, associazioni di categoria, servizi in genere, in nome del consumatore scatenano campagne demagogiche e populiste per favorire i propri interessi.
Si è così formata l'idea, nell'opinione pubblica, che questa valanga di norme piovuta sulla pelle degli Agenti negli ultimi anni abbia liberalizzato il mercato favorendo il consumatore!
Partendo dalla polizza più banale, l'RCAuto, mi fa rabbrividire l'idea che un cliente scelga di proteggere il proprio rischio da circolazione, con un massimale di partenza di 6 milioni di euro in caso di sinistro, scegliendo la compagnia o la polizza on-line per risparmiare pochi euro l'anno!
Non è il libero accesso ai prodotti che liberalizza un settore se poi i prodotti stessi (polizze) sono indecifrabili, ingannevoli, confusi, volutamente indisponibili al punto da limitare sempre più le garanzie prestate.
La concorrenza del mercato si realizza quando il cliente è in grado di scegliere  confrontando prodotti chiari e semplici.
Sostenere che il mercato è finalmente aperto alla concorrenza perché chiunque è in grado di confrontare i prodotti, senza semplificare un quadro normativo indecifrabile di CGA i cui opuscoli  tante volte superano le 100 pagine, è un ossimoro inquietante.
Io vendo rischi, non polizze.
Ci tengo a precisare!
E' la stessa differenza che passa tra un Agente di Assicurazione e qualsiasi altro canale distributivo.

mercoledì 6 marzo 2013

ADESSO DICIAMO BASTA!


Dal 2007 ad oggi il settore è stato sottoposto ad una radicale e profonda trasformazione normativa.
Rui, 7A, 7B, adeguatezza, privacy, obblighi di formazione, c.c. dedicato, codici deontologici, sicurezza, ecc. ecc. hanno scombussolato l'organizzazione amministrativa, gestionale e di controllo dell'impresa agenzia fino ad assorbire mediamente il 67% del tempo di lavoro.

Nell'ultimo anno, alla crisi economica galoppante e i cui effetti sono ancora lontani dal poter essere immaginati, gli Agenti di assicurazione hanno dovuto aggiungere il disagio conseguente alla devastante contrapposizione tra plurimandatari e monomandatari scatenata incredibilmente da chi è prescelto a tutelare l'unità degli Agenti, il sindacato di categoria.

Contestualmente 2 DDL hanno riversato sugli intermediari una valanga di normative che stanno rendendo la situazione insostenibile ed esplosiva, nella malaugurata ipotesi venissero realmente attuate.

L'obbligo dei 3 preventivi, la collaborazione tra tutti gli intermediari compreso banche, subagenti e broker, il contratto base, la piattaforma home insurance, la black box, la dematerializzazione del contrassegno, sono tutti aspetti che modificano in peggio l'offerta assicurativa, rendono nulle le procedure predisposte a tutela del cliente dal regolamento ISVAP del 2007, e danneggiano il consumatore su tutti i fronti.

Come si può parlare di liberalizzazione a vantaggio del consumatore se lo stesso deve districarsi tra le 80 pagine delle CGA della polizza RCAuto piene di sovrapposizioni di norme che limitano, escludono, franchigiano, surrogano, le garanzie prestate rendendo aleatorio e discrezionale la responsabilità nei confronti del proprietario anche quando non corrisponde al conducente?

E' il momento di dire BASTA a liberalizzazioni selvagge che lasciano ai mercati il compito di autoregolarsi. Anzi, è proprio l'eccesso di deregulation, la mancanza di regole e di etica nei mercati che ha scatenato la crisi economica degli ultimi anni ("Il buono dell'economia" L. Zingales).

BASTA al contratto base che danneggia gravemente consumatori, intermediari (Parere Avv. M.Hazan  ) e avvantaggia le reti distributive dirette le quali faranno carne da macello dei propri clienti.

BASTA a politiche di prezzo adatte ad un mercato di massa ma fallimentari e anacronistiche se contestualizzate alla massa di mercati nei quali ci troviamo ad operare.

BASTA a politiche che mettono a rischio il 30% dei mal contati 300.000 addetti che il comparto dell'intermediazione assicurativa coinvolge, di un settore che esercita un ruolo complementare e coessenziale per il welfare state nel paese.

Riportiamo al centro della scena gli interessi in gioco dei consumatori e degli operatori del settore assicurativo, attraverso una pianificazione seria che preveda la semplificazione normativa esistente, ridondante e indefinita, e regoli in modo chiaro i limiti di operatività delle garanzie prestate.

Maggiore chiarezza e innovazione di prodotto (All risk) potrebbe riqualificare tutto il settore assicurativo, ristabilendo ruoli e compiti attraverso la riallocazione delle risorse:

al legislatore  e alle compagnie, snellimento del quadro normativo e regolamentare, determinazione nella lotta alle frodi;

ai sistemi informatici e alle nuove tecnologie efficientamento della filiera e del servizio erogato;

al capitale umano la relazione con il cliente/consumatore sulla base della valutazione professionale dei rischi e delle scoperture che verranno individuate.