L'applicazione del principio di parità di
trattamento tra uomini e donne, in vigore con DDL dal 21 dicembre per i
beneficiari di assicurazioni, ci impone un approfondimento sugli effetti e
sulle esternalità positive e/o negative che, conseguentemente, producono.
Fino ad oggi, le tariffe hanno sempre tenuto conto delle differenze esistenti tra i sessi sulla base di stili di vita, abitudini comportamentali, tabelle di mortalità, bisogno di assistenza sanitaria.
Dati che prima variavano e che si differenziavano, come è logico presupporre, a seconda del sesso del soggetto interessato alla copertura assicurativa, adesso sono uniformi e non tengono più conto di una differente propensione al rischio di un sesso rispetto all'altro.
Ad un giusto principio di parità di sessi, non corrisponde un equivalente parità di rischi!
Fino ad oggi, le tariffe hanno sempre tenuto conto delle differenze esistenti tra i sessi sulla base di stili di vita, abitudini comportamentali, tabelle di mortalità, bisogno di assistenza sanitaria.
Dati che prima variavano e che si differenziavano, come è logico presupporre, a seconda del sesso del soggetto interessato alla copertura assicurativa, adesso sono uniformi e non tengono più conto di una differente propensione al rischio di un sesso rispetto all'altro.
Ad un giusto principio di parità di sessi, non corrisponde un equivalente parità di rischi!
In linea generale
questa normativa
penalizza il gentil sesso, il quale ha dimostrato in questi anni un indice
di sinistrosità inferiore, nel segmento RcAuto, rispetto a quello maschile.
Le signore recuperano parzialmente nelle polizze sanitarie che, al contrario dei casi osservati in precedenza, prevedono un calcolo tariffario costruito su un rischio maggiore delle donne rispetto agli uomini.
Insomma, uno scenario non omogeneo, di luci ed
ombre, che complessivamente penalizza le donne.
Con le nuove norme sulla parità dei sessi si
realizza un evidente atto ingiusto verso le donne che sono, così, più
penalizzate dei maschi.
Per dirla in termini assicuresi, il principio di mutualità è più a carico delle donne rispetto agli uomini.
Per dirla in termini assicuresi, il principio di mutualità è più a carico delle donne rispetto agli uomini.
Un principio di equità tra i sessi, quello
voluto dal legislatore in favore delle donne, che all'atto pratico si rivela una beffa per le donne stesse.
Una norma che alla fine
procura un'iniquità ai beneficiari delle norme stesse, intervenendo
erroneamente sulla base di una posizione di diritto senza tenere conto
dei reali interessi in gioco.
Lungi dal pensare che le variazioni, cui facevamo riferimento prima, possano produrre una diminuzione dei premi.
Lungi dal pensare che le variazioni, cui facevamo riferimento prima, possano produrre una diminuzione dei premi.
I premi assicurativi sono costruiti per
soddisfare il fabbisogno dei sinistri pagati.
Norme come questa, come la ripristinata collaborazione tra intermediari o il
non tacito rinnovo dei contratti, non determinano diminuzione del costo dei
sinistri e con esso anche la diminuzione delle tariffe. Per abbassare il quale,
bisogna pensare a correggere le criticità che determinano l'effettivo aumento
di quei fattori.
Basterebbe iniziare da una determinata e
intransigente lotta alle frodi, senza ma e senza se, per abbassare il costo dei
sinistri e di conseguenza i premi necessari al fabbisogno tariffario.
Per esempio.